Dopo avere pensato questa parola diverse notti fa, ho poi passato cinque giorni per ritrovarla:
lo capisco, è facile che ricada nella rimozione la parola che designa la fatuità seriosa in cui viene sistemato il pensiero dopo la sua serietà nella prima infanzia.
Rieditarlo – meglio che “tornare” a esso – fornirebbe l’unica speranza, quella della salvezza.
Una parola, questa, in cui non siamo seri, perché ignoriamo che significa salus-salute, quella del pensiero anzitutto.
Dopo millenni di “manfrine” su “Dio”, non siamo capaci di pensarlo come sano nel pensiero (e di pensare che se è pensa).
Ma allora perché fidarci?, fidarci di qualcuno?
Grandezza e infinità sono pensieri fatui.
lunedì 4 settembre 2017