Siamo mentecatti, mente capti, perché siamo entecatti, ente capti:
non ci siamo mai liberati dell’ontologia greca e della sua linguistica (nomi-cose), né da credenti né da miscredenti:
la laicità rispetto ai greci – l’ordine giuridico del linguaggio, ossia il linguaggio come frasi e le frasi come atti in quanto tali imputabili – non è nostro pensiero, non è conquista fatta, non c’è ancora modernità.
l’ente resta senza il giudizio del frutto, potrei dire che resta solo.
Il divenire è rimasto senza accadere.
L’ontologia è il presupposto della patologia o del narcisismo (“io sono”, “tu sei”, “ti amo”), il centro di nessuna periferia, l’alto di nessun basso, l’argomento di nessuna scienza, il soggetto di nessun diritto, il valore dei poveri.
C’è terra, superficie, e superficie abitata, eco-nomìa, anche per la Divinità se esistesse ossia non contasse su sé come ente (che prima del frutto abita al limbo).
Dallo Studium bolognese ho tratto questo aforisma:
“Erubescimus sine lege (legge di moto giuridica) loquentes”.
venerdì 26 maggio 2017