Scelgo tra mille un lapsus che ho riferito recentemente, alteggiarmi al posto di atteggiarmi, ossia la confessione, caso di riconoscimento di una verità, che io non mio atteggio ma mi alteggio.
Nel lapsus si è trattato di un atto, con cui il mio pensiero ha riasserito la propria ortodossia contro un errore.
Ma non si è trattato di una riasserzione sovrana, bensì di una riasserzione timida:
il pensiero in questo stato di timidezza è quello che chiamiamo “inconscio”.
Prosciolto da questo stato il pensiero, cioè l’individuo umano, è un’Istituzione non minore delle altre, un’autorità con propri mezzi assertivi e correttivi.
lunedì 3 aprile 2017