Angoscia e amore sono i due temi conduttori, leitmotiv, di quella che chiamo attualità permanente, nonché collettiva ancorché a sede individuale, in cui l’individuo interpreta tutti ignaramente.
Prendo come punto di partenza una domanda inedita:
perché tutte le lingue hanno dovuto introdurre la parola “amore”?, cioè tra tutte la più equivoca e la meno realistica, e allo stesso tempo la più invocata, anche solo per dichiarare la nostra delusione o il nostro disinganno.
La si è inventata per designare l’oggetto inesistente di cui è minacciata la perdita, una minaccia che è l’angoscia stessa, per proteggersi dalla quale non c’è nulla che non si farebbe.
Non mi rifiuto però, a cose fatte cioè a parola fatta, a riscattarla facendole designare una legge, mentre l’oggetto inesistente, l’Ideale, si rifiuta alla legge, alla forma di legge:
parlo di una legge in cui si è imputabili (di atti), giuridica.
lunedì 20 marzo 2017