LA DEMOCRAZIA DEI POVERI

Quel 60% di “No” lo chiamo la democrazia dei poveri, non sovrani per definizione:
gli hanno offerto l’occasione di esercitare la sovranità, ossia il potere, correggendo una pecca della Costituzione, ma non hanno raccolto:
anche ingannati da un assordante e sguaiato coro invidioso, ottundente il bene dell’intelletto (infatti si prescriveva di “votare di pancia”).

Un’altra di queste “vittorie” e siamo perduti!

Non si tratta solo di sbarazzarsi dell’imbarazzante Senato, ma anche del 1° Articolo sulla Repubblica “fondata sul lavoro”, proprio mentre è sostanziata di grave disoccupazione e miseria salariale (e pensionistica):
almeno oggi sembra un Articolo satirico uscito da Charlie Hebdo.

Voto ancora PD, che mi sembra sempre più il Partito della Democrazia dei poveri, con la democrazia come giustificazione della povertà (qualcosa di simile diceva Marx, odiato dai postcomunisti):
ma non ci si annoi più ossessionandoci con la parola “Sinistra”.

Ripeto che il povero non è anzitutto chi non ha soldi, ma chi non ha partner (nel lavoro).

Rammento che il Simposio di questo anno della “Società Amici del Pensiero” è intitolato Il regime dell’appuntamento, concetto di una Costituzione.

giovedì 15 dicembre 2016

 

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