Gli uomini vanno pazzi per i sacrificî, e trovano sempre qualcuno misericordioso che glieli procura:
arriveranno perfino a votare per lui (“populismo”).
I più furbi, e benestanti, si accontentano di contemplare i sacrifici altrui, e qui incontrano i poveri, che almeno per questo meriterebbero il reddito di cittadinanza (che li manterrà poveri).
I poveri non sono Plebe, che gli antichi Romani riconoscevano politicamente fino a riservarle un alto funzionario, il Tribuno della Plebe.
Nella scienza sociologica, se fosse scienza, i poveri dovrebbero figurare come costante k (determinabile con metodo ISTAT):
i poveri non derivano dalla natura, sono un prodotto necessario del modo di produzione vigente (che la politica ignora):
nella funzione appena descritta sono un beneficio spirituale secondario.
I poveri sono tutti coloro che non hanno la legge di moto di cui parlo, inclusiva del partner:
i poveri tali sono perché non hanno partner, “prossimo”.
La povertà materiale è associata alla povertà psichica:
la povertà psichica dei ricchi è con-passione con i poveri, stessa passione (stessa psicopatologia) diverso reddito.
venerdì 3 giugno 2016