Sabato domenica 23-24 aprile 2016
in anno 159 post Freud amicum natum
Ho scritto che il pensiero – chiamato da Freud “inconscio” perché formalmente difforme dalla presuntuosa oscura “coscienza” – proprio per questa difformità, presupposta la coscienza come famigliare o intra moenia, si presenta come estraneo, straniero, capitato da fuori, esterno come la realtà esterna.
Può poi accadere – un accadere che è il fine di un’analisi – che il soggetto, l’io, passi dall’estraneità ostile a questo pensiero all’alleanza con esso, riconoscendolo come già suo (principio di piacere come principio, non come legge naturale edonistica):
questa alleanza come fine di un’analisi trova l’analista come alleato (o partner).
La chiamo nuova alleanza a buona ragione, perché non preesisteva:
questa alleanza è principio di realtà, realismo è la riconciliazione col pensiero.
Notevole che il realismo (universale come tale) comporti la pace con il pensiero, che come tale è paci-fico.