VAFFINCHIESA. OMOSESSUALITÀ, SOCIETÀ, CRISTIANESIMO

Sabato domenica 24-25 ottobre 2015
in anno 159 post Freud amicum natum

 

Più gentile di Freud non c’è stato nessuno:
egli ha benevolmente informato l’umanità che c’è erotismo sempre, nel mangiare, respirare, nella pelle (“l’organo erotico per eccellenza”), e anche nella costituzione delle società, senza che ciò comporti necessariamente “fare sesso”:
ossia non c’è legge sessuale in natura, cioè la natura non comanda di fare sesso:
questo è una faccenda libetale o “libidica”, senza “pansessualismo” ossia senza l’imperativo goliardico “copulate fratres” (sarcasmo implicito ai Carmina).

L’erotismo ha un primo momento omosessuale, “latente”, che non tanto significa nascosto quanto implicito o implicato, un momento del pensiero:
un’implicazione che si tratterà di svolgere come si svolge un’equazione, non come si realizza una legge naturale, o si obbedisce a un comando:
non si tratta che diventi patente, il coming out di oggi.

La “pulsione orale”, moto corporeo alimentare implicante logicamente i sessi, non significa che ogni pranzo deve idealmente trasformarsi in un’orgia romana.

Freud ha anche segnalato l’omosessualità latente nella società cristiana da subito, divenuta patente nell’apartheid sessuale almeno in chiesa, gli uomini qui le donne là nel matroneo:
oggi l’apartheid sessuale lo praticano i gay – vacanze separate, locali separati, abitazioni separate –, e non mi stupirebbe veder nascere comunità cristiane separate, magari ognuna con i suoi verginelli e le sue verginelle (faranno voti solenni?)

Ricordo con repulsione l’enfatica pantomima di quel preticello che dichiarava urbi et orbi il suo amore omosessuale per un uomo:
sono pantomimofobo non omofobo.

Nella sua pantomima politica quel preticello ci prendeva per il c…, come ben si dice nel coltissimo gergo volgare italiano, che neppure Dante ha saputo far suo.

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