Si è già sbagliato tutto quando si crede che parlando del bambino si stia facendo della psicologia infantile, ovviamente di età evolutiva:
Darwin, ripeto, non ha scritto del bambino.
L’umiliazione ferisce anzitutto il pensiero, e come tale è il nemico dell’amicizia, quella che non esiste se non è amicizia del pensiero:
questa umiliazione è il primo peccato, sinonimo di delitto (potremmo disquisire che è questo il “peccato originale”).
Umiliazione è sinonimo di diffamazione del pensiero, ossia riguarda il legame sociale a partire dal suo inizio istituito, la frase, cosa fatta in autonomia intorno ai due anni:
La diffamazione rende impotente perché esclude il – prima che dal – legame sociale.
C’è umiliazione e diffamazione del bambino quando si teorizza che, con il passaggio alla frase, il bambino giocherebbe al piccolo linguista come al piccolo chimico.
Nei primi due anni, entro i quali il bambino parla, questi non ha affatto frequentato una precocissima scuola primaria con approssimativo apprendimento della lingua, i primi passi della lingua come i primi passi delle gambe:
invece, egli ha elaborato-pensato-posto quella frase che nessuno gli ha insegnato (con la peraltro mediocre signoria dell’in-segnante):
ha fatto legame sociale, Civiltà, che è realtà dell’appuntamento, quella che esiste a partire dalla frase.
Non si mistifichi troppo il legame sociale:
è il regime e ordinamento (quello dell’appuntamento) grazie a cui avvengono gli affari:
solo gli affari sono reali (la patologia non fa affari, non ne ha il genio):
la natura ha poco reale perché non fa affari.
Il mondo va male perché il volume di affari è basso – la smithiana “Ricchezza delle nazioni” -, quanto basta per sopravvivere appena, a-pena:
da quando in qua “amore” designa affari?, cioè la sola cosa che questa parola potrebbe designare (“affari amorosi”):
in difetto, designa spreco, cioè la nostra realtà ordinaria, regime dell’invidia.
lunedì 7 settembre 2015