Avevo già inventato il neologismo “ipo-crazia” come si dice “ipo-dotazione”, e anche “ipo-crita” o ipodotato in giudizio (Ipocrazia, martedì 16 giugno, e Superbia dell’ipocrazia, mercoledì 8 luglio).
Aggiungo il neologismo “apo-crazia”, distacco dal potere o rinuncia al potere (verbo):
non esiste apostasia ma solo apocrazia, rinuncia al potere della soddisfazione (detto da Freud “rinuncia pulsionale, Triebverzicht):
notabene, quello che nessun “Potere” conferisce, né lo può.
Siamo un mondo di apocrati o di Re Lear, di abdicanti (si inizia con la rimozione), seguiamo come ipocriti, e chi è senza peccato scagli la prima pietra:
in patologia e Cultura possiamo solo essere ipocriti, non si salva nessuno.
Poi è venuta la demo-crazia, che è il meno peggio che abbiamo, e non ne sono apostata.
La Religione mi fa apocrata, e proprio per questo non si dà il caso che ne sia apostata:
l’ho osservato più volte nell’imbarazzo di tanto compagni del passato, che non sapevano dire da che cosa erano venuti-via (apo-stasia), e non lo sapevano perché già prima non sapevano in che cosa stavano:
non stavano – “stasia” –, non potevano fare apo-stasia:
la Religione non può avere apostati.
martedì 29 settembre 2015