Sabato domenica 19-20 settembre 2015
in anno 159 post Freud amicum natum
Ieri mi chiedevo, di getto, se facessi bene a insistere sul potere (verbo):
sì, perché il bene è il potere, di meta e conclusione, pratica e logica coniugate, pensiero del moto soddisfatto.
Da millenni viene spesa l’illusione verbale dell’infelicissima parola “felicità”, per tutti e nessuno cioè per le masse:
so di qualcuno che dopo molte resistenza ha tentato il trucco verbale di fare sinonimi “felicità” e “soddisfazione”, invano e ridicolmente.
E anche pericolosamente, perché se il perno è la parola “felicità”, allora girano sulla medesima ruota religione, democrazia, utopia.
Rammento che “Utopia” significa che tutti sono necessariamente felici perché obbediscono a un Comitato Centrale.
Quanto alle religioni, nessuna ha neppure mai provato a pensare la soddisfazione.
Quanto alla democrazia, mi pronuncio per essa sapendo però che non è il metodo o via della soddisfazione, del potere individuale di pensare la propria soddisfazione via universo di tutti, inclusi neonati e nascituri.
Nel potere, l’individuo soltanto può essere san(t)a sede, e assumendosi pochissimi oneri, certamente non il mondo sulle spalle.