Esiste, e precisamente in Paradiso IX, 25-66:
è Santa Cunizza, Cunizza da Romano, ed è quasi lei stessa a darsi il nome che le ho prescelto (“mi vinse il lume d’esta stella”, Venere).
Chi è Cunizza da Romano?, leggere Dante per credere senza paradosso:
è una Bocca di rosa celeste, un’Orsolina comme il faut:
ella obbedisce al destino assegnatole dall’alto, il Cielo di Venere, e fa lietamente quel che deve (“lietamente a me medesma indulgo”), senza senso di colpa (“e non mi noia”) che offuscherebbe la sua vocazione già celeste benché ancora terrena.
Mi è facile immaginare Cunizza che dopo entusiastici abboccamenti si ritira in preghiera a ringraziare Dio per i suoi orgasmi:
sostenuta in ciò dalla Teologia stessa con l’argomento del godimento di Dio, secondo il quale l’orgasmo umano è solo analogia di tale godimento:
che non a caso è chiamato “estasi” in lessico mistico-popolare (ricordo l’estasi di Santa Teresa d’Avila del Bernini a Roma, correttamente domiciliata in Chiesa).
mercoledì 15 luglio 2015