Grossolanità, una faccenda davvero … grossa!
Ne ho più ricordi precoci, ma ora ne racconto uno toccante e ispirato a tolleranza:
poco dopo il liceo ho avuto nostalgia di rivedere i miei due amichetti d’infanzia, persi di vista dopo un trasloco della mia famiglia, e li ritrovai come prima non erano, grossolani nelle parole, nella mimica, nel comportamento, anche nell’affabilità forzosa per l’inatteso incontro.
Il bambino non è grossolano cioè semplicistico, parlo del semplicismo reso dogma, infastidito dal pensiero (la grossolanità inizia dalla rimozione):
la grossolanità è del pensiero (l’invenzione seicentesca di Bertoldo ha tentato di correggere).
Invito a farne un primo inventario empirico:
lo inizio mettendoci la Teoria della spensieratezza infantile e giovanile (vedi ieri), la Teoria delle emozioni versus affetti, la vera e propria Teoria dei deodoranti, …, ma in generale la grossolanità è della Psicologia.
Non si scoprirà mai così bene l’essenza della grossolanità come quando la si individuerà nell’intellettuale, antico e moderno, diciamo nella Cultura.
Io la qualifico anche “piccoloborghese”, parola scomparsa nel post-comunismo a favore di “ceti medi”:
sto raccogliendo materiali su questa celebre parola resa démodée.
La grossolanità è inaugurata dalla rimozione del pensiero in quanto iniziato nell’infanzia (non dico il pensiero dell’infanzia, che non esiste).
martedì 30 giugno 2015