Ha scritto bene Maria Delia Contri in occasione del VI Simposio della Società Amici del Pensiero, 23 maggio 2015:
“L’uomo non è un liofilizzato”, e a questo proposito ha citato Bernardo di Chiaravalle, XII secolo:
“Come una minuscola goccia d’acqua versata in una grande quantità di vino sembra perdervisi completamente, assumendo il sapore e il colore del vino, così nei santi ogni sentimento umano dovrà dissolversi in una certa ineffabile maniera e riversarsi nel fondo della volontà di Dio [1]”:
brrr!
Ma non è solo una Teoria medioevale e clericale, in forma secolare è rimasta moderna e soprattutto postmoderna:
oggi ci liofilizziamo misticamente nel gran mar dell’essere delle emozioni in quanto scisse dal pensiero, come tale individuale:
mentre in Freud l’affetto è legato all’intelletto, salvo patologia a partire dalla rimozione.
C’è un desiderio, cupio dissolvi, che parte da lontano, almeno da San Paolo, Filippesi 1, 23-24, “desiderium dissolvi”, ma già da prima:
tornerò sul Nirvana in Freud:
ma ha più peso la Teoria delle emozioni, per la sua lutulenta volgarità di massa.
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[1] Trattati d’amore cristiani del XII secolo, vol. I, a cura di F. Zambon, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, Milano 2007, p. 211.
martedì 26 maggio 2015