Alcuni cenni di sogni rimastimi e raccolti al risveglio:
Quoniora
Reuterpolster
Nestorp
Eterazolo
Schedimnung
Fortice vice
Fukesama samuchaska
Piscia meno, avrai ancora più niente
(solo in quest’ultimo caso c’è frase completa e, grazie all’interpretazione, sensata, si tratta dell’avarizia).
Benché non analizzati (salvo l’ultimo caso) me ne posso avvalere, infatti traggo dal loro breve catalogo delle conclusioni:
che l’attività del pensiero è eterna ma con tempo cioè effimera, è infinita, è senza fatica (non c’è “esaurimento nervoso” per troppo pensiero), è supplementare (rispetto all’idea comune anzi triviale che il nostro pensiero sia un “sacco” esauribile) non complementare (la soddisfazione non colma un buco o mancanza).
Fine della truffaldina favola platonica dell’eternità senza tempo, perché eterno è il pensiero in atto.
Il sogno, almeno con il lapsus e la battuta di spirito che non è satira, fa giustizia dell’illusione del sacco.
Almeno rispetto al sogno e con rispetto di esso mi alleo con il mio pensiero, in una inedita nuova alleanza:
con tutto il mio pensiero, anche quando sbaglio, non per conservazione dell’errore:
l’alleanza, in specie nel lavoro psicoanalitico, c’è anche con il pensiero di altri.
P S
In Francia, e non solo, la confusione tra battuta e satira è oggi quasi incorreggibile.
lunedì 26 gennaio 2015