NATÍO BORGO SELVAGGIO, CULTURA, SIMBOLICO

Bene accolto alla 71° Mostra del cinema di Venezia, il film di Mario Martone su Giacomo Leopardi, Il giovane favoloso, ha dato inizio finalmente all’ortodossia su tale filosofo, come tale autore versatile anche di versi, tanto maltrattati quanto esaltati: (promoveatur ut …”).
peccato per quel “favoloso” che lo ricaccia indietro.

Della sua opera filosofica in versi fa parte la trilogia lirica de foemina, in cui “La Donna” è riconosciuta come pensiero delirante (“dominante”) degli uomini:
non delle donne (“non cape in quelle anguste fronti ugual concetto”).

Leopardi è Leopardi perché il “natìo borgo selvaggio” di Le ricordanze, il “soggiorno disumano” dell’animale umano in cui è “dannato”, non è il paesino autobiografico bensì il mondo.

Il “borgo” di Leopardi è la “Cultura” di Freud, il “Simbolico” di J. Lacan, che ho anche chiamato “cielo infernale”:
non la lingua, con la quale Leopardi lavora tanto bene.

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