Il primo dogma del pensiero (“di natura”) − che nella psicoanalisi trova un’applicazione −, è il principio di piacere, tutt’uno con la verità (corrotta da sempre) che non esiste animale umano:
per quanto bestie, siamo solo umani:
l’ormai desueta e un po’ ignobile pratica educativa del cappello d’asino su corpo umano era più intelligente dell’antica idea filosofica del cappello umano su corpo d’ asino:
ho già detto che questa idea filosofica è docetista.
Il pregiudizio filosofico sull’animale umano (dogmatizzato da Platone) ci domina e danneggia ancora oggi.
La stessa Hannah Arendt non si è liberata dall’animale umano, proprio come Heidegger:
neppure J. Lacan.
Non essendo animali, non ci resta che arbitrarci a porre noi il principio per avere una legge (non c’è legge di natura):
ecco il libero arbitrio, e da questo principio tutto ha inizio (“in principio erat verbum”).
É legittimo chiedersi se il principio di piacere sia mai stato preso sul serio nella storia della psicoanalisi, e nella storia del pensiero.
É ciò che fa l’uomo colto e coltivante, principio di Civiltà poco coltivato nella Cultura.
Lo sapeva già Dante
“Lo tuo piacere omai prendi per duce”, Purg. XXVII, 131 (“duce”: non comando bensì orientamento):
cioè “fa’ di testa tua”, purché “testa” significhi principio (di piacere), al quale contravveniamo a ogni piè sospinto.
Ne faccio discendere la nuova Enciclopedia.
A partire da qui, il Simposio della “Società Amici del Pensiero” procederà quest’anno nella costruzione della dogmatica (giuridica) del pensiero:
vedi La dogmatica del pensiero dopo Freud, sabato-domenica 26-27 luglio.
giovedì 11 settembre 2014