Do un seguito all’articolo di martedì 15 luglio, Ancora sulla Società Amici del Pensiero, a proposito di “comunità”.
La mia prima giovinezza è stata invasa dalla parola “comunità”, e alcuni dei miei coetanei ne sono stati invasati.
Non voglio scrivere un corposo libro di storia, e di storia contemporanea:
so che mi ci è voluto del tempo per concludere di voler essere socio (cioè di diritto) di una società, dunque amico di essa, e non membro di una comunità:
i membri sono rami, appartengono, e si tagliano quando serve:
la comunità è luogo dell’odio non dichiarato.
Fascismo e Nazismo sono stati comunitari, mistici, non societari:
non sono stati sconfitti, si sono suicidati.
venerdì 18 luglio 2014