I 3.500.000.000 ESUBERI DI KEYNES

“Nel lungo periodo − ha scritto J. M. Keynes − siamo tutti morti, In the long run we all are died”:
questa frase è stata variamente interpretata, io mi permetto soltanto di situarla in rapporto con la meta keynesiana della politica economica, il pieno impiego:
ebbene, molti indizi corposi degli ultimi anni segnalano un probabile venir meno di questa meta, quella di assegnare alla maggior parte della forza-lavoro umana un qualche lavoro socialmente necessario (a costo di inventarsi quello di scavare buche e riempirle).

La scienza di Keynes è la scienza del pieno impiego, pronta a trasformarsi nel “sogno” del pieno impiego.

Con un calcolo frettoloso ma realistico, stiamo arrivando nel long run al momento in cui, di circa sette miliardi che siamo, ci avvicineremo ai 3.500.000.000 esuberi (calcolo ottimistico, medio-cre), ossia nel lungo periodo siamo tutti morti:
ecco il senso logico della frase di Keynes.

Logico, non funereo né sepolcrale:
nel sepolcrale qualcuno provvederebbe a occupare i disoccupati facendogli scavare sepolcri (sono sempre buche scavate e riempite):
ecco una sociologia e politica splatter.

É necessaria?, non è detto, e io vorrei nel mio “piccolo” ritornarci.

Nel frattempo darei due consigli di lettura quotidiana ai sette miliardi, e alle loro organizzazioni, per diventare personalmente competenti di economia ossia anche per non morire di fame:

1. di leggere Il Sole-24 Ore (o i corrispondenti non italiani),

2. di leggere Freud per il suo pensiero economico (“punto di vista economico”) e giuridico (“punto di vista topico”), affinché la competenza economica e giuridica sia una risorsa individuale, con o senza master.

mercoledì 16 luglio 2014

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