Ho appena appreso questa magnifica espressione e me ne sono appropriato:
“fare legna”, con tutte le applicazioni.
Già nell’infanzia ne sapevo abbastanza, tanto da accettarne la metafora:
annoto che non esistono esperienze “infantili”, allacciarsi le scarpe, cavalcare la bicicletta, e soprattutto la più precoce, iniziare con la lingua.
Non diversamente Freud parlando di “materiale”, quello con cui il paziente si appropria di ciò che era già suo.
L’atto intellettuale è fare legna, “coltivare il giardino” è fare legna.
Sublimare, idealizzare, rimuovere, rigettare, sconfessare, insomma tutta la patologia, è cessare di fare legna.
Designa moralità, intelletto, capacità.
martedì 20 maggio 2014