Si osservi il plurale “i”, caso per caso e ogni volta da capo.
Siamo dei patiti di origini, ma va già meglio quando si tratta dell’ipotesi originaria einsteiniana detta “Big-bang”, una faccenda di 14 miliardi di anni fa, di cui i giornali stanno parlando dopo una sua recente verifica scientifica ancorché indiretta:
non mi risulta che qualche alcolizzato si stia ancora domandando che cosa c’era “prima” del Big-bang.
Ma io non perdo né millenni né anni per parlare rigorosamente di Big-bang a ogni nascita di bambino, quello il cui pensiero (bisogna pure dargli un nome) a due anni ha battuto Mozart due volte, il che significa che ha cominciato subito con una velocità che non mi perdo a quantificare.
“Subito” quando?, rispondo:
appena nato, fuori dalla “mamma”, perché?:
perché è una faccenda di udito, e di suoni articolati e sensati provenienti dall’esterno, le frasi sonore di altri:
il bambino le elabora da subito, anche sintatticamente, prima di ogni educazione.
La Psicologia detta “Gestalt” (forma) non ha mancato di risultati, ma è partita col piede sbagliato, quello della percezione sensoriale visiva anziché quello della percezione sensoriale uditiva (come invece ha fatto Freud):
quando si parta dalla percezione uditiva si osserva subito che essa è duplice, sensoriale e economica (vedi L’erba prendo di lunedì 17), insomma il Big-bang del pensiero è economico (ancora Freud).
Cosa c’era prima?, “Dio”?, miliardi di neuroni?, vedete voi:
in ogni caso si è trattato di Big-bang non evolutivo del pensiero:
che si è subito imbattuto nel suo Erode, donde “Poverino!” (vedi martedì 18):
quel bravo Erode d’antan non era carino dato che li sgozzava fisicamente, ma almeno non li sgozzava intellettualmente.
giovedì 20 marzo 2014