La prostituta è casta come la Diva della Norma:
infatti è evidente che a lei non importa nulla della prestazione (ma solo del compenso, che è asessuato):
lo dice bene l’eccellente Irma la dolce, in cui a tutta anima la dolce Irma gioca prostitutivamente a carte con lo pseudolord inglese, non ha corpo.
La prostituta è una tentata dimostrazione di esistenza dell’anima:
è casta come se nell’esercizio professionale avesse un’anima – né io né inconscio cioè pensiero – che si ritira o s-viene in un’altra stanza, e lasciasse che il cliente “faccia” con quel che resta, il suo corpo separato.
Non diversamente da un romanzetto della mia adolescenza, in cui una donna isterica dice all’amante:
“Hai avuto il mio corpo ma non avrai la mia anima”, cioè pensa il proprio corpo come sintomo dell’amante:
solo che la prostituta ha ragione, isterico è il cliente, mentre nel romanzetto lo è la donna.
La prostituta è un istruttivo esempio di docetismo, per il quale il corpo è solo apparenza, scissione della sensibilità dalla realtà, che lascia solo la pover’anima sola.
mercoledì 5 marzo 2014