Vedi il Canto di ieri.
In esso non c’è niente e nessuno, pura emozione (conosciuta anche dallo scrivente, dunque non mando all’inferno nessuno):
“non è vero niente”, ingigantito dal Barocco.
Di prossimo al reale c’è solo l’angoscia (“grido”, “impaura”), assunta come l’unica base per concepire la “pace” (che tutti i mistici dichiarano essere il fine della mistica):
lavoro da anni per costruire una base reale per il pensiero della pace (e dell’amore).
Quel Canto canta l’innamoramento come negazione dell’amore, come quel perdere la testa o de-menza o psicosi che Freud ha chiamato “narcisismo”.
Quando assume rilievo per la Civiltà
– e l’ha assunta, con un’estensione tutta da esplorare anche a fini molto pragmatici –
si chiama “mistica”.
La melodia parlata di Mozart figurerebbe benissimo a Sanremo [1], che come mistica commerciale dell’amore è un caso di Civiltà.
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[1] Conosco una brava cantante di Sanremo, cui è stato rimproverato di non cantare canzoni d’amore: i love you.
lunedì 10 febbraio 2014