L’ho detta grossa dicendo che non c’è scala ascendente di intelligenza (La scala di stupidità, mercoledì 19 febbraio):
che l’intelligenza ha un solo gradino, consistente nella competenza individuale a elaborare una meta per un eccitamento che chiamo anche vocazione (da “citare”), in assenza di ogni parvenza di istinto (“istinto” designa un delirio generale, psicosi sociale).
La negazione di questa unicità di grado inaugura la scala discendente della stupidità, con rotolone traumatico collettivo e produzione di povertà.
L’idea di scala ascendente, che la Psicologia novecentesca ha reso dogmatica, è una delle forme del conservatorismo cattivo, una delle Teorie presupposte che inibiscono anche le riforme politiche più sensate:
vorrei tornare sulle Teorie impastate nella Cultura che fanno da base del conservatorismo.
Già all’epoca del mio liceo si discuteva dementemente intorno all’alternativa tra scuola umanistica o scientifica.
Io introdurrei lo scudiscio per obbligare l’intera popolazione a sapere il latino (quello di Tito Livio come voleva Machiavelli) insieme all’inglese (quello di Shakespeare), e che cosa è un dispositivo (non solo algoritmico).
lunedì 24 febbraio 2014