FEDELTÀ CONIUGALE

Prendo spunto da una seduta, prima di tornare su potere e mistica (vedi lunedì 27 e mercoledì 29 gennaio).

Premetto che il coniugio non inizia con il matrimonio, questo può seguire secondo le migliori tradizioni civili e religiose:
e non mi si dica che sto parlando del fidanzamento (caste animucce!), salvo che la parola “fidanza” sia ben pensata:
parlo di un’alleanza, e non solo dell’alliance francese.

La notizia che il matrimonio è statisticamente in caduta verticale non mi disturba, a fronte della pessima prova di sé che storicamente questo Istituto ha dato (“Je taime moi non plus” prefà la storia del matrimonio), agli effetti dei coniugi e poi, solo poi, dei figli.

Il single o eremita che dico io da anni potrebbe realizzare il coniugio-alleanza restando single (ma non provo più a ripetere):
anzi è l’unico che potrebbe realizzarlo, facendola finita con la distinzione tra vocazioni “religiose”.

La fedeltà coniugale è tutta nella testimonianza che il partner dà del suo partner presso terzi (“terzi” è l’universo caso per caso):
per lo più queste testimonianze sono tradimenti (osservare per credere).

Il re e la regina non possono tradirsi finché sostengono il regno, e dunque l’un l’altra:
ed è noto dalla storia che non lesinavano in amanti, a parte il pietoso caso di Artù e Ginevra al quale non credevo neppure quando facevo il chierichetto.

Sociologicamente parlando conosciamo quasi solo infedeltà, con quella sessuale all’ultimo posto.

giovedì 30 gennaio 2014

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