CELLINI, PER SERVIRVI

Sabato domenica 9-10 novembre 2013
in anno 157 post Freud amicum natum

 

Ricevo alcune note su Benvenuto Cellini (1500-71) da Roberto Zanni, che ne farà l’ulteriore uso che vorrà.

Ne porto a evidenza solo due:

1. Cellini “è stato capace di pensarsi come istituzione in mezzo ad altre istituzioni” (papa, re di Francia, granduca di Firenze, e perfino la città di Mantova come tale);

2. “l’apparente spavalderia di chi ha ‘ragione nell’avere torto’ [cit.]”, il che è proprio ciò cui cerchiamo di condurre i nostri pazienti nei loro compromessi patologici.

Anche nell’arte della sua autobiografia (Vita, 1558-66), Cellini si mostra libero dalla più antica Teoria oscurantista, quella dell’“animale umano”:
l’uomo è tutto politikòn e niente zòon, è solo arti-ficio, all’occorrenza anche nel peggio (di ciò si cura la psicoanalisi):
l’artista contribuisce all’artificio umano, all’“umano” come artificio, con mezzi che qualificano il suo artificio, e ciò ne fa un politico a pieno titolo (lo hanno capito solo i regimi autoritari con l’esercizio della censura anche violenta).

Con Voltaire coltiviamo il giardino dell’artificio, distinguendo accuratamente artificio da artificio.

 

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