LA FARSA O IL “PADRE”

In ottobre un Editore italiano pubblicherà un libro, avente come Autori Sigmund Freud e Giacomo B. Contri, dal titolo Hanno pensato, a cura di Raffaella Colombo:
hanno pensato, proprio come i suddetti Autori, gli Artisti delle circa ottanta opere d’arte commentate nel libro.

Tra queste ho commentato il Giudizio di Michelangelo come opera di un uomo san(t)amente inferocito verso una cristologia plurisecolare che presentava Gesù come un demente, come lo è il Gesù della Sistina:
ho anche scritto di preferire il pensiero di Michelangelo alla teologia di Lutero con la sua inaccettabile “theologia crucis”.

Senza il nitido pensiero di Gesù (vedi Lamico ateo di ieri), da lui stesso supplementato del pensiero “padre” e del pensiero “spirito” (sta a noi di coglierne, o no, concetto e consistenza), il cristianesimo è una patetica farsa, una cattiva favola, per un’umanità sempre troppo disponibile a farse e favole (meglio panem et circenses).

Il rischio di Gesù in persona non era la croce, non desiderabile ma cosa di poche ore, bensì la farsa, cosa di molti secoli pieni di Gesùbambino con pisellino destinato a mistiche nozze.

Nella mia telegrafia rammento che ho prodotto il concetto “Padre” come quello di eredità in quanto possesso legittimo, a paragone con quello di Proudhon-Marx di proprietà come furto:
solo un demente avrebbe potuto pronunciare, senza sapere quello che diceva, la frase economico-giuridica “I miti erediteranno la terra”, o la frase metafisica “L’albero (l’ente) si giudica dai frutti”.

venerdì 27 settembre 2013

 

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