DUPLICE IUS SOLI

Dobbiamo a Cécile Kyenge la notorietà dello ius soli per la cittadinanza, già largamente praticato da nord a sud nelle Americhe, non altrove se non timidamente:
là dove c’è, la cittadinanza non deve venire domandata né conferita (non è permesso di soggiorno), il suolo della nascita basta, nascita e diritto coincidono già nel bambino (senza passare per la tappa dei diritti umani).

Da non so più quanti anni non faccio che parlare dell’altro ius soli:
quello in cui, sullo stesso suolo, pensiero e diritto coincidono così che, senza permesso perché già incluso, intraprenderò legittimamente ogni appuntamento (amoroso, imprenditoriale, politico, intellettuale …, stabile o effimero), salvo adempimenti subentranti e non presupposti esigiti dal suolo stesso.

Semplicemente (ma questa semplicità richiede anni quando va bene), della medesima serie fa parte l’appuntamento psicoanalitico:
questo che è meno di un moscerino nel volume di affari sociali ed economici del regime giuridico dell’appuntamento, è il più flagrante segno di contraddizione del pensiero umano mondiale, e più di novant’anni dalla Questione laica di Freud non sono serviti a nulla.

Neppure agli psicoanalisti, che per bocca loro si sono definiti degli “extraterritoriali” o “extracomunitari”, e lo pensano davvero!

La cittadinanza è conferita dal pensiero, anche su suolo ostile, e senza bisogno di passare per il martirio:
è in virtù del pensiero che, prima di riforme politiche, non c’è extracomunitario:
una volta si diceva “buon selvaggio”, e del resto dobbiamo a Freud l’osservazione che non esistono selvaggi bensì nevrotici cioè rampolli della Cultura.

Ho già detto che l’amore è conferire cittadinanza al pensiero esiliato (non extracomunitario) dell’altro:
è ciò che accade in un’analisi.

mercoledì 8 maggio 2013

 

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