BENEDETTO XVI RECIPIAT

Sabato domenica 13-14 aprile 2013
in anno 156 post Freud amicum natum

 

Ho appena scritto (Zagrebelsky delle larghissime intese, giovedì 11 aprile) che il pensiero fa realmente la materia prima (l’acino per il vino è materia prima, non c’è più acino naturale né vino naturale, la natura rimane puro pre-testo senza leggi di natura):
cioè interessante è la generazione non la creazione (rammento la distinzione dogmatica tra genitus e factus, che io faccio assurgere a distinzione logica e giuridica).

Lo stesso vale anzitutto per il corpo, che in quanto umano è genitus non factus grazie al potere genitivo del pensiero:
vero è che “maschio e femmina li creò”, ma la loro vocazione a compagni anche nei sessi non è creazione o natura.

Non diversa è l’argomentazione quanto alla proposizione di Benedetto XVI “Non sceglie l’uomo la propria natura” (vero), con cui quel Papa si opponeva a gender e famiglia gay.

Prima di essere materia prima o generati, i sessi umani come natura sono frigidi e indifferenti come i sessi animali, indegni di trattazione morale.

Ma poi il pensiero può edificarsi – oppure no: è la psicopatologia – secondo quel principio che ho chiamato modus recipientis – recettore del beneficio –, facile al bambino:
ma non ripeto tutto daccapo:
il modo del recipere è quello di chi ascolta e non ode soltanto, cioè fa proprio ciò che ode e poi ci mette del suo, che è il modo del partner (l’amore è su questa strada, non esiste amore in natura).

Il modus recipientis nell’udire, e anche nel leggere, si chiama “intelligenza”:
la non-intelligenza, o stupidità, è massima nell’idea di istinto sessuale, idea stupidizzante:
l’animale non è stupido cioè non-intelligente, semplicemente non è disposto all’intelligenza.

Nel modus recipientis “donna” significa il passaggio delle particolari proprietà naturali dette “femmina”, oltre a tutte le altre proprietà, a quel particolare recipere che è la penetrazione sessuale, che come l’acino per il vino non ha nulla di naturale se non come pre-testo (“fare l’amore” non è natura ma ne approfitta).

C’è una conseguenza logica sorprendente per millenni di dubbia moralità secondo natura:
poiché il modus recipientis è il principio stesso della moralità, l’unione sessuale tra uomo e donna secondo tale modus passa a virtù:
cosa impensabile per Platone, che collegava la virtù alla sola omosessualità (Repubblica), e infatti i gay sono dei platonici:
poiché i cristiani anche, è un bel problema!

“Femminile” si addice propriamente alla donna:
ma metaforicamente dovrebbe estendersi anche all’uomo virtuoso, perché la donna ha una chance o “marcia” in più quanto al recipere:
qualcuno direbbe che una cosa simile potrebbe dirla anche un gay, perché una via di penetrazione ne vale un’altra:
è vero? (ci si eserciti con questa domanda).

En passant, senza questa metafora l’uomo è paranoico (e anche la donna nell’identificazione virile).

É su questa via che ho dato ragione a Simone de Beauvoir estendendone la frase:
maschio e femmina si nasce, uomo e donna si diventa:
Benedetto XVI invece obiettava a Simone de Beauvoir, ma in questa obiezione il suo pensiero mancava del modus recipientis, che chiamo anche “talento negativo”.

Il pensiero gay, così come quello del gender, difetta del pensiero disposto come modus recipientis:
l’imbarazzo è che da quando la Chiesa si è grecizzata (Parmenide, Platone), essa condivide con il gay-pensiero il medesimo difetto del pensiero intorno alla natura.

É il pensiero a far passare realmente la natura all’essere:
l’errore filosofico più antico nega questo passaggio, eguagliando natura e essere:
invece l’essere è solo della materia prima grazie al pensiero (vedi anche “l’albero si giudica dai frutti” cioè la metafisica di Gesù):
la natura, per primo il corpo, non ha essere finché il pensiero non le abbia conferito  forma, forma dinamica, legge di moto.

Eguagliando natura e essere Parmenide dava il principio dell’ontologia, in cui Dio e il verme differiscono solo per l’infinitezza del primo (Suarez):
c’è poi voluto tempo perché qualcuno ne deducesse il celebre deus sive natura, che in fondo partiva da homo sive natura.

 

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