Sta per arrivare, anzi è arrivata, la famiglia gay, senza che una discussione propriamente giuridica – non morale né religiosa – sia avvenuta a questo riguardo, ossia il passaggio è stato saltato e ormai è tardi, è fatta:
è fatta come dopo ogni rimozione (del passaggio), cioè non è finita.
É la rimozione di Freud che non era un sessuologo, cioè non si occupava di inclinazioni sessuali bensì di incidenza della differenza sessuale a tutti i livelli della vita umana anzitutto intellettuale, cioè sulla vita del pensiero, e solo secondariamente e come particolare sulla vita sessuale.
L’accento è tutto sulla differenza, non sull’“ità” dell’uno e dell’altro sesso – occultismo delle essenze specifiche unificate dal genere occulto sessual“ità” –, così come non c’è “ità” di padre e madre se non per il medesimo occultismo:
anche il gender è occultismo, come quello della tradizionale “ità” dei sessi, ma … progredito culturalmente.
Il progresso è filosofico, infatti un tempo scherzavamo con “vive la différence!”, mentre ora si tratta di “vive l’essence”:
Hegel lo avrebbe considerato un progresso dello Spirito, capace di risolvere l’incomponibilità di uomo e donna (Fenomenologia dello Spirito):
menziono Hegel solo come documento autorevole del fatto che si è sempre e solo trattato di una questione del pensiero in generale.
Non sono omosessuale proprio come non sono eterosessuale, cioè una sistematica dell’“ità”.
Morale e religione ma anche filosofia hanno sempre dato albergo all’“ità”, e il progresso non dico della cultura gay bensì il progresso gay della cultura ne ha tratto logicamente una conseguenza civile tra altre, di fronte a cui morali e religioni si mostrano inermi salvo patetici “distinguo” che pigolano sempre più piano.
La distinzione e opposizione freudiana tra pensiero e occultismo si ripropone con potenza, potenza logica:
quanto a me, non sono etero- né omo-sessuale bensì omo-logo, cioè ho un’amica.
mercoledì 6 febbraio 2013