Sabato domenica 16-17 febbraio 2013
in anno 156 post Freud amicum natum
Tutti lì a fare la psicodiagnosi di questo Papa (“Perché lo ha fatto?”), il più spesso per salvarne la reputazione fino ad asserirne le virtù eroiche:
il principio è quello applicato alla moglie di Cesare (“al di sopra di ogni sospetto”) o ai morti (“de mortibus nihil nisi bene”), non senza un moderato e manierato culto della personalità, peraltro di breve durata (“morto un Papa se ne fa un altro”).
Più prudentemente e osservativamente, io trovo che le dimissioni di questo Papa sono state di fatto un test mondiale sul Papa come tale, e un test di successo:
quasi tutti, individui e istituzioni, sono stati papisti, il Papa gli mancava senza per questo fare professione di cattolicesimo, e pur pensando in molti che ormai il Papa conta meno del due di picche.
Buona occasione per chiedersi che cosa ha il Papa di speciale, meglio dire di singolare, se tutti lo vogliono.
Lo dico da tempo, anche recentemente (Papa, mercoledì 13 febbraio):
“Papa” significa fare Istituzione un individuo, il che è poi ciò che dico di ogni individuo:
vedi ciò che continuo a sostenere (nei miei video su YouTube http://www.youtube.com/user/giacomocontri) dell’individuo come san(t)a sede di una prima Costituzione.
É ciò che manca al liberalismo nella sua professione ideale di individualismo, perfettamente compatibile con la libertà di morire di fame:
il liberalismo è incapace di pensare che ci sono due Costituzioni, o due Diritti, e cerca di sopperire con il giusnaturalismo di diritti umani affamati.
“Diritto” non fa coppia anzitutto con “dovere” bensì con “potere” (verbo non sostantivo).
Ho spesso dichiarato la mia stima per Massimo Bucchi, che però questa volta [1] ha mancato il colpo:
nella sua vignetta figura la sagoma di qualcuno che guardando in cielo domanda:
“Sei sempre lì, vero?”:
ma no!, la domanda non va a-Dio bensì ad-io.
Il nocciolo di Freud – quanti anni ho impiegato a capirlo! – è l’io:
ora, l’io è invisibile quanto Dio.
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[1] La Repubblica sabato 16 febbraio.