In che cosa il pensiero di Platone si differenzia dal pensiero della mia colf peruviana?:
in principio in nulla, ambedue danno la legge della loro vita, quella che io chiamo, con più precisione, legge del moto dei loro corpi in relazione con l’universo dei corpi e anche delle loro difformi leggi, ossia in uno habitat del pensiero contraddittorio e incoerente.
Essi si differenziano solo nel fatto che quello di Platone si articola intenzionalmente (intenzione politica) e saputamente (un sapere magro come riconosce Socrate) con la Cultura:
la Cultura sia nel significato scolastico e banale della parola (sì, banale), sia nel significato freudiano di habitat intellettuale-spirituale-simbolico sfavorevole, in cui abita sfavorito il nostro pensiero, un habitat che condanna il pensiero all’insoddisfazione:
tale habitat è comune a Platone e alla mia colf, salvo nascondere questa comunanza censurandola per mezzo della Cultura in senso scolastico(-universitario) e banale:
l’Universitario odia questa parola, “banale”, se riferita al suo ambito.
Poche cose detesto di più del titolo di un recente articolo, Il valore intrinseco della cultura [1]:
ci siamo fino al collo da millenni, e la Modernità resta incapace più di prima di riconoscere che la cultura è la Cultura o Kultur freudiana, contraddittoria e incoerente, habitat sfavorevole, mix di grano e zizzania su terreno di cultura buono anche per i bacilli o i virus.
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[1] John Armstrong, la Repubblica 3 febbraio.
martedì 19 febbraio 2013