Sabato domenica 19-20 gennaio 2013
in anno 156 post Freud amicum natum
Ho appena raccolto questo lapsus (una parola per un’altra, non importa quale).
Preso come espressione linguistica del genere metafora, che significato plausibile possiamo riconoscervi aldilà del cannibalismo reale?
Ce n’è uno solo, quello riguardante il pensiero dell’altro – pensiero del suo moto – quando è alimento per il proprio:
di uno che legge molti libri si dice bene che li divora:
non sono poi molti i cannibali o amanti di libri, meno ancora sono gli amanti.
Ci vuole patologia per non mangiare.
L’identificazione (mettersi nei panni) è agli antipodi anzi all’opposto dell’amore.
Dobbiamo a Freud la scoperta che anche la consumazione del pranzo è una faccenda di testa:
nell’anoressia la testa ha divorziato dal pranzo.
Mi vien fatto di rammentare, indipendentemente dalla credenza, le parole dell’Ultima Cena in cui Gesù dice di mangiarlo da vivo cioè con pensiero, io-corpo, a prescindere dalle sue proteine, e non dopo che sarà morto cioè senza pensiero:
conosco pochi che l’abbiano fatto (pranzo di pensiero), anche quando le chiese sono piene.
Mangiare pensiero non è simbolico, anzi è soluzione all’oppressione del simbolico.