Ho ricevuto una mail di apprezzamento del mio Think!, in cui mi si chiede “come faccio”.
Ho anzitutto risposto che non avrei rivelato il mio non misterioso mistero.
Poi ho aggiunto che il mistero della ricetta è la sua semplicità come arte-fatto colto, non un dato ingenuo.
Proprio come la “purezza” di cui parla Freud a proposito del bambino:
non è una proprietà iniziale o “naturale” del bambino, secondo il quasi inestirpabile pregiudizio “pretesco” comune e anche della Psicologia:
per il bambino, scrive, “la via della purezza è ancora tutta da percorrere”, ossia appunto un arte-fatto colto e un successo.
Certo non è la purezza morale di Kant (disinteresse, spassionatezza), cui i “preti” di tutte le religioni si sono convertiti.
Anche Gesù si è dichiarato sulla purezza, dicendo che puro non è ciò che entra nella bocca di un uomo bensì ciò che ne esce cioè le parole, anzi le frasi ossia il discorso:
porre la morale nell’atto linguistico era una ben “dannata” rivoluzione:
va da sé che i sessi non sono oggetti della morale, bensì immorali possono essere gli atti linguistici a loro riguardo:
con Freud doveva essere almeno parente.
Ciò che vale per la purezza e la semplicità vale per la salute psichica cioè del pensiero.
Non molti psicoanalisti converrebbero con me su queste tre parole – semplicità, purezza, salute –, proprio come tanti “preti” nel cervello:
mi aspetto dei risultati dalla neuroscienza del prete (sacré DNA direbbe un francese).
giovedì 24 gennaio 2013