Nel video annunciato ieri ho detto che la parola “amore” non sta di casa nella Costituzione civile o statuale, e che se essa ha qualche chance di “starci” la trova in una prima Costituzione, con il suo diritto, di competenza individuale:
la parola stessa, salvo disfarsene, è cosa d’altro mondo sulla medesima e unica terra.
Ciò che dico trova applicazione nella famiglia e nell’Istituto che la inaugura, il matrimonio civile della Costituzione civile:
spendervi la parola “amore” è spreco ed errore, ma almeno non delusione:
spendervela come fosse tra gli effetti civili del matrimonio (e non lo è) ne fa un ricatto:
astenersi dallo spendervela dice che la partita non è finita.
Molto tempo fa si è provato a introdurre a questo proposito la parola “sacramento”:
ma dato che da molti anni non sono più incantato dalle parole, questa per avere un significato dovrebbe alludere a una Costituzione individuale distinta, non a qualche goccia di acqua religiosa sull’Istituto civile.
Ciò che dico si articola poi sull’ennesima discussione odierna sul matrimonio gay:
ma per la verità questa discussione non è mai iniziata, proprio come le discussioni in famiglia.
martedì 15 gennaio 2012