Il linguaggio non è casuale:
“via d’uscita” designa compromesso, che è la soluzione inquadrata come uscita da una trappola:
ma l’immagine della trappola, o mondo chiuso, non è il compromesso ma il suo correlato ideologico, come un planetario ovviamente a sfera (trappola è la sfera, lavorativa sessuale politica eccetera).
Di compromesso viviamo a ogni livello, e vi sono compromessi normali
– quel poco di normalità che conosciamo consiste nel fare compromessi, guai all’espressione “scendere a compromessi” –,
e non solo patologici
– la patologia è anch’essa compromessi, salvo la psicosi che all’estremo non “scende” a compromessi ma solo nella fogna, come Narciso che siede nelle sue deiezioni e ascolta solo la sua eco –.
Resta da distinguere, come già segnalava Freud, fogna psicotica e fogna perversa.
Compromesso è soluzione, ma non ogni soluzione è compromesso, e sta in ciò l’ uomo nuovo se ci fosse:
la soluzione senza compromesso è quella del santo ma attenzione, è uno che non fa il pistolero ma gioca a biliardo (parte da tre).
Soluzione è via d’entrata (all’aperto), per arrivare, parvenir:
in passato mi sono fatto dei nemici osservando che senza parvenir (J. Lacan) si diventa dei parvenu.
mercoledì 12 dicembre 2012