Penso al cartoon del 1933 di Walt Disney Three little pigs.
Un po’ controvoglia ho appena ripreso in mano alcune pagine sulla disputa Pelagio-Agostino (4°-5° secolo) che mi hanno fatto comprendere il mio scarso interesse per quelle vecchie storie di libertà e grazia in ordine al combinare qualcosa di buono, al portare a termine un’opera:
sarebbe stato meglio se avessero parlato, modernamente e intelligibilmente, del fallimento.
Perché vecchie storie?:
di vecchio c’è un’omissione, di quelle che fanno vecchi anche i più giovani:
ambedue i vecchi disputanti non si sognavano neppure – eppure sono certo che anche loro sognavano – di porre tra le opere il pensiero, altrimenti l’uno e l’altro avrebbero dovuto … pensare tutto da capo.
Parlavano di “grazia”, ma non andavano oltre l’idea a-concettuale di buonocchio come si dice malocchio, idem per il miracolo, la salvezza, il bene, l’amore:
lacune di concetti ossia magia (neppure religione), per non dire del concetto di fede:
tutti buchi.
Il pensiero cristiano è storicamente un colabrodo e io, che cristiano resto e non intendo sbattezzarmi, ho a che fare appunto con un colabrodo, e oggi che ciò mi è chiaro mi ci trovo benissimo, anche negli spifferi che mi tengono fresco nelle notti calde.
Questi autori parlavano, platonicamente, i toni alti, quelli che dividono una strettissima conventicola di Teorici(-Teologi) dalla grande maggioranza che può solo venire educata, “popolo” anzi “buon popolo” (vedi ieri), innumerevoli little pigs del pensiero:
ma il pensiero non regge questa distinzione (è qui che è arrivato Freud).
L’“alto”, che chiamo ormai il Cielo infernale delle Teorie, o il “Simbolico” lacaniano, o censura del pensiero, o “Superio”, è solo il big bad Wolf, di cui si può non essere più afraid.
Riprenderò questo blog e i video su YouTube (http://www.youtube.com/user/giacomocontri) lunedì 7 gennaio 2013.
venerdì 21 dicembre 2012