RAPPRESENTANZA

Ho appena scritto che la scienza non sa nulla del pensiero (e del diritto), e che questo limite non è una pecca, al contrario qualifica la scienza con una linea di demarcazione che molti hanno a lungo cercato (Popper per primo):
quando si crede di superare la linea si finisce nel delirio, come nel vaneggiamento sul neurone della poesia (o della musica, e perché non il neurone sociale?)

Non che sia falso che la logica è una scienza (a sé) del pensiero:
ma è stata trascurata la logica freudiana, quella per cui il pensiero assume la rappresentanza (Repräsentanz) del corpo preso nella sua rappresentazione intuitiva (Vorstellung, comune e medica), così che il mangiare, il fare l’amore, e ogni azione anzitutto quella del parlare, hanno esistenza ulteriore, aldilà, non fisica ma meta-fisica, e senza scomodare il “Cielo”.

Nel fare questo il pensiero fornisce l’individuo di una Costituzione proprio come la Costituzione italiana, americana eccetera assume la rappresentanza (non la rappresentazione) dell’intera popolazione:
il cosiddetto “totalitarismo” non opera per Costituzione, ossia giuridicamente, bensì per rappresentazione del “corpo” sociale come delirio, mentre nella Costituzione non si dà alcun corpo sociale (“massa” o “gruppo” o “comunità” o “razza”), bensì solo l’individuo nel suo possibile legame con tutti gli altri individui di un medesimo ambito geografico (quello cui si riferisce la Costituzione).

La Costituzione individuale tende o almeno tenderebbe (in assenza di patologia), alla rappresentanza dell’individuo per l’intera popolazione, al regime universale dell’appuntamento, quello che la Costituzione dei paesi permette, perfino può favorire, ma non prescrive e neppure lo può fare (è impossibile prescrivere alla società di essere una società).

Importa osservare che i “Paradisi” sono privi di Costituzione.

martedì 20 novembre 2012

 

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