É appena uscita lo spot pubblicitario di una Merendina Barilla in cui una bambina saccente dichiara:
“Non lo mangio perché è buono, lo mangio perché è sano” [1].
Lo tratto come un primo antefatto da collegare al mio articolo di ieri sulla diffamazione dei bambini, infatti solo un bambino diffamato potrebbe dire una cosa simile:
ho già denunciato la malvagità della frase dell’adulto al bambino “Mangia ché ti fa bene”:
l’anoressia è una guerriglia individuale contro la sostituzione violenta di questo principio al principio di piacere.
Ma non scrivo questo articolo per ribadirlo, bensì per commentare un secondo antefatto, la denuncia sporta da “Il Fatto alimentare” a questo spot, in quanto questo va contro la normativa europea che “vieta qualsiasi riferimento tra un alimento e la salute in assenza di valide argomentazioni scientifiche”.
Ora, io non trovo da ridire contro la normativa europea, semplicemente osservo che se anche lo spot l’avesse osservata ciò non avrebbe impedito la diffamazione del bambino mangiante per salutismo e non per piacere:
è solo un altro esempio di Secondo diritto in quanto incapace di cogliere la ragione del Primo:
serve un altro Tribunale per difendere il bambino diffamato, anzi per cogliere la fattispecie della diffamazione nei suoi confronti.
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[1] Devo a Roberto Saponi l’informazione di cui mi sto servendo.
lunedì 1 ottobre 2012