(continua da ieri)
Mi è appena stato mandato questo lapsus di uno studente interrogato sull’amor cortese:
“Il cavaliere era innamorato della sua bella … damigiana”.
Nudi l’uno e l’altra sul letto diviso dalla spada, Parsifal non raggiungerà mai Biancofiore [1]:
benché sfugga ai più che non la raggiunge non solo nell’amore sessuale, ma anche nell’amore della conversazione.
Peccato che Zenone non abbia subito pensato così il suo paradosso, abbiamo perso qualche millennio.
Ho appena scritto che l’amore inizia come amicizia del pensiero:
in cui ha termine, anzi non comincia neppure, l’ossessiva distinzione tra egoismo e altruismo, perché in questa amicizia ce n’è per tutti.
Torniamo a partire da qui alla coppia evangelica di amore per il prossimo e amore per Dio, Mt 22, 36-40 [2]:
1. quanto al prossimo, l’amore è intellettuale o non è, a cominciare dai bambini [3] ;
2. quanto a “Dio” io non mi sottraggo, ma sapendo che non potrei amarlo se non ne sapessi il pensiero di cui essere amico:
qualora non io ne sappia niente, niente ne presuppongo neppure della sua esistenza, non vivo nel dubbio ma tutt’al più in un sospeso tollerante:
ho perfino consigliato a ogni miscredente di recitare il Padre nostro, dato che “Padre” è solo un nome del pensiero legislatore universale che introduce il possesso legittimo (“erediteranno la terra”, che non allude all’eredità tradizionale: non mi risulta che questa proposizione sia stata analizzata).
“Dio” non è Biancofiore, Tartaruga, Achille né damigiana:
non faccio dello spirito, perché qualcuno ha davvero definito “Dio” come damigiana e noi come bicchieri.
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[1] Neppure “maschio e femmina” del bullone si raggiungono mai, la loro coppia in stretto contatto metaforizza bene Parsifal e Biancofiore.
[2] Rispettivamente Dt 6, 5 (Dio) e Lv 19, 18 (prossimo).
[3] Ho già scritto che il buon samaritano non si dedica ai povericristi, salvo deviare il proprio viaggio eccezionalmente perché si imbatte in uno.
giovedì 11 ottobre 2012