IL BUON POPOLO

É appena uscito un articolo con la firma autorevole di Alberto Asor Rosa dal titolo La scomparsa del popolo [1]:
ma non poteva scomparire ciò che non è mai esistito.

Per essere populisti basta parlare di popolo, dopo di che nasce il populismo come esplicitazione patente e volgare di questa illusione:
una volta si diceva “il buon popolo” (non conosco nulla di peggio che finire nelle mani del “popolo”).

Non c’è popolo, c’è società unificata da una Costituzione, e questa società è divisa in classi, oggi più di prima:
in questa società possono nascere delle Società di Amici, e io ne ho fatta una di Amici del Pensiero:

con scarso successo, ma almeno con precedenti illustri.

I sindacati continuano a ripetere che loro sono lì a difendere i diritti dei lavoratori, i quali diritti, se mai sono esistiti, pigolano sempre più piano.

Se sindacati e sinistra servissero a qualcosa, promuoverebbero nei lavoratori un sapere allo stesso livello di Marchionne sul futuro della Fiat, non lamentazioni inefficaci salvo che passino all’inefficace efficacia della violenza.

Che Dio stramaledica la parola “coscienza” che serve solo a oscurare il sapere:
la psicoanalisi non fa che riasserire il sapere.

La Storia è l’opposizione al pensiero che la sede della sovranità è l’individuo.

PS

A proposito del sapere che Marchionne ha e il lavoratore non ha, dovrò pubblicare il dialogo shakespeariano tra Enrico V e un soldato circa chi ha il sapere sulla guerra.

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[1] La Repubblica, martedì 2 ottobre.

Scrive bene Asor Rosa che “non si teme né il grottesco né l’osceno, si parla una lingua che non è più l’italiano ma una sua bastarda ridicola caricatura”. Ma prosegue “come in un incubo notturno il sogno berlusconiano ha preso corpo”, e qui lo correggo senza perdermi negli incubi berlusconiani: fa male a parlare di “incubi notturni” che sono solo onesti sogni nel sonno, mentre gli incubi di cui parla sono diurni, con cui il valido sogno nel sonno non ha che vedere.

lunedì 8 ottobre 2012

 

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