Mantengo l’impegno preso lunedì 8 ottobre, Il buon popolo, di parlare dell’Enrico V:
ossia della lunga discussione, che abbrevio, tra il re Enrico in incognito e il soldato Williams poco prima della battaglia di Azincourt:
Enrico Non morirei in nessun posto più felice che in compagnia del re, poiché la causa per cui combatte è giusta e onorevole.
Williams Questo è più di quel che sappiamo. Lui stesso avrà un grosso conto da rendere a Dio, quando tutte le gambe e braccia e teste tagliate in battaglia si ricomporranno il giorno del Giudizio […] Ciò peserà fortemente sulla coscienza del re, mentre essi non possono disobbedire, ché sarebbe contro la più elementare idea di sudditanza.
Enrico […] Il re non è tenuto a rispondere della fine speciale dei suoi soldati […] Il re non avrà nessuna colpa della loro dannazione […] Ogni suddito deve obbedienza al re, ma l’anima di ciascun suddito è affare tutto suo.
[…] Coi miei orecchi ho sentito il re dire che non vuole essere riscattato.
Williams Sì, l’ha detto per farci combattere allegramente: ma quando ci avranno tagliato la gola egli può essere riscattato, e noi non ci guadagneremo niente.
Enrico Se vivo tanto da vedere una cosa simile, non mi fiderò più della sua parola.
Williams Gli darete voi la paga allora! E’ una pericolosa scarica di cerbottana quella che può tirare il risentimento di poveri diavoli contro un monarca! Tanto varrebbe cercare di cambiare il sole in ghiaccio facendogli aria con una penna di pavone. Non vi fiderete più della sua parola!: via, è proprio una sciocchezza.
Non ci vuole molto a capire che Williams è Shakespeare stesso (di nome William).
Williams, notiamolo, sa:
sa che cosa non sa (e non, socraticamente, di non sapere):
se resterà incolume, potrà dedicarsi a sapere (non a scuola) ciò che non sa, ponderatamente e senza aspettare che il re glielo riveli.
Il sapere di Williams supererà in potenza quello del re, che non sa un gran che:
noi sopravvalutiamo il sapere dei “potenti”, non tanto potenti come spesso si vede alla loro caduta.
Sto parlando, come già Shakespeare, di noi oggi.
Il titolo di oggi non ha punto interrogativo, l’ho già detto e scritto:
chi, il soggetto in quanto titolare, sa, senza “chissà?”:
è un sapere di lungo corso perché ha cominciato da bambino, che ancora molto giovane sarà presto un veterano di guerre non ancora ponderate.
giovedì 18 ottobre 2012