LA PARTICELLA DIDDÌO

I nomi delle particelle elementari sono quasi tutti legati al senso dell’umorismo dei fisici, non sempre soverchio:
dunque il bosone di Higgs, ora scoperto come realmente esistente contrariamente alla scommessa di Stephen Hawking, potrebbe benissimo chiamarsi la particella Diddìo.

Infatti.

Un fisico e matematico noto, Brian Greene, ha appena scritto [1] che la scoperta della particella di Higgs ha provocato in lui un “brivido di emozione” (io riservo diversamente le mie emozioni, che non chiamo così);
un altro autore ha scritto del “rilievo filosofico [della scoperta] per l’importanza sul senso totale del nostro essere qui”.

Ma la parola “senso” continua a essere tirata da ogni parte come il chewing-gum, in-sensatamente:
da lungo tempo rappresento questa parola con la freccia →, senso del moto di un corpo che ha una conclusione o meta che chiamo anche soddisfazione:
e in natura i soli corpi il cui moto potrebbe avere soddisfazione (conclusione reale e logica insieme) sono i corpi detti “umani”, che continuano a sbattersi in tutti i modi intorno alla loro questione di soddisfazione:
non vedo dunque come si possa parlare di “senso totale del nostro essere qui”, o anche di “senso della vita”:
ci può essere solo senso del moto di un corpo umano, individuale come tale (non “la vita”).

Insomma si annulla il senso facendolo spirituale (religioso o no), mentre il senso → è quello del moto di un corpo ossia è materiale:
spirito o intelletto riguardano il significato non il senso, quello fa buona compagnia a questo, quando c’è.

Storicamente c’è stata una sola presa di posizione che dice ciò che dico io, ed è il cristianesimo, e qui la fede religiosa non ha a che vedere, importa solo la presa di posizione o asserzione:
l’asserzione che la morte non ostacola il senso (“sorella morte” scriveva Francesco), neppure quello del rilancio della vita individuale (non “la vita”) in quello che equivocamente è stato chiamato “cielo” perché non potrebbe trattarsi che di terra, essendo abitata da corpi tanto quanto prima.

Nessuno deve essere giuridicamente obbligato a essere o restare cristiano (come invece accade nell’Islam in cui l’apostasia è un reato), mentre lo dovrebbe logicamente, perché il cristianesimo è solo nell’asserire nella continuità il senso reale e materiale dei corpi ossia la soddisfazione (non che questo pensiero sia durato a lungo, poi il senso è stato spiritualizzato).

Il bosone non ha senso e non lo conferisce:
potrebbe sperare di riceverne dalla nostra soddisfazione.

Ammesso che “Dio” abbia creato, avrebbe creato la banalità (o “natura”) avendo in testa il bosone o particella Diddìo, ed è forse per non finire come Banal grande che ha generato la non banalità detta “uomo”.

É tempo ormai che non si tratta più di negazione di “Dio” ma di negazione dell’uomo, quasi senza eccezioni:
i “diritti umani” sono qui debolissimi.

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[1] La Repubblica giovedì 5 luglio.

venerdì 6 luglio 2012

 

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