Non lo dico io ma Platone nel Simposio:
l’amore (éros) è figlio della miseria (penìa) e dell’espediente (pòros) nel significato comune e banale di vivere di espedienti, sotterfugi, trucchi, furberie:
se gli va bene sbarca il lunario.
Ciò non significa che è clochard, ma che non ha titolo né impresa (che è titolo per autorizzazione propria), ossia deve trovare freneticamente e ossessivamente soluzioni di cui non dispone per non diventare … a-poretico:
infatti l’a-porìa o mancanza di soluzioni lo minaccia in continuazione.
A sua volta la madre non è necessariamente una miserabile, ma una comune p…ana, che pratica la pornèia [1] ossia la prostituzione:
non per bisogno, né per immoralità, ma perché l’uomo è pòros ossia perché per stare con una donna non ha soluzione costituita, è a-poretico salvo trovare a ogni piè sospinto l’espediente del pagare.
“Ben trovato!”, possiamo complimentarci con pòros giorno dopo giorno come con Sisifo (che vive di astuzie) [2] .
Almeno dal mio liceo sono testimone pluridecennale della viltà intellettuale dei Prof. che non hanno mai voluto saperne di segnalare, e di cogliere, il significato di “pòros”.
Rimango però dell’idea, avvezzo come sono alla patogenesi dell’intelletto, che si tratti della versione, perversione, imposta a un antecedente, non ideale bensì descrittivo:
infatti c’è stato un tempo in cui con questa parola designavo un buon trattamento, e senza neppure bisogno stabile della parola “amore”:
è importante la contingenza della parola, essendo quella prediletta dai sadici.
Colgo l’occasione per osservare che il capitalismo finanziario ha solo espedienti, non mete.
____________
[1] Non oso avventurarmi nell’etimologia del greco antico, tuttavia non sarei sorpreso se pornèia avesse a che vedere con poros (mi perdonino gli esperti).
[2] Vengo informato da Carmine Garzillo che al v. 360 dell’Antigone di Sofocle la radice “pòros” ricorre due volte.
Si tratta di una “tirata” del Coro sull’uomo che sembra favorevole a questo: in particolare viene definito come panto-pòros, ossia dotato di ogni mezzo-espediente, e anche come non à-poros cioè non privo di mezzi-espedienti.
La questione è se la virtù (parliamo di greci) sia espedienti, e ciò riporta al punto di partenza (potrei citare uno degli ultimo Seminari di J. Lacan al riguardo).
venerdì 15 giugno 2012