Ieri ho scritto una delle mie migliori scoperte (eterodossia/patologia):
ma continuo a farlo con la mia incredibile premessa di sempre, ossia che il lettore sappia che il cristianesimo non è una religione, e in ciò continuo senza speranza come un Don Quixote:
rammentando però la riabilitazione, o meglio l’ortodossia, che ne ho fatto anni fa commentando l’ultimo capitolo del primo libro del romanzo di Cervantes (dialogo con il curato e il barbiere).
Sulla speranza ho già messo i puntini sulle i.
La recente tragicommedia vaticana, che recentemente ho tanto commentato, cesserebbe di strappare ridicole lacrime se qualcuno da quelle parti – e da ogni altra parte – scoprisse con lessico mutato la dominante patologia economica del monotelismo eterno e quotidiano.
giovedì 7 giugno 2012