ARCIMBOLDO, LA MANTIDE RELIGIOSA E LA VEDOVA NERA

Sabato domenica 26-27 maggio 2012
in anno 156 post Freud amicum natum

 

Arcimboldo con i suoi uomini ortofrutticoli avrebbe già dovuto dar da pensare fin dal ‘500, che cosa?, che le questioni sull’uomo sono due:
1. di che cosa è fatto, ossia la materia detta “bruta” ma non animale:
Arcimboldo lo ha capito e ci ha messo materia biologica vegetale non animale;
2. come è costituito, ossia la forma già dinamica o legge di moto, cioè nulla a che vedere con anima o spirito.

L’idea platonica di anima dice quanto Platone era lontano dalla scienza moderna, che si occupa appunto di leggi di moto (come ha fatto Freud parlando di “pulsione”).

Il cinquecentesco Arcimboldo è uno che ha trattato gli uomini a frutta e verdura, antesignano tanto di Spinoza quanto di Freud (contrapposti).

C’è però un caso in cui animalizzare l’uomo, donna compresa, ci è intellettualmente utile, e precisamente a intendere la patologia:
è nella patologia che ci si assegna uno status animale.

Lo si sa già, fingendo di non saperlo, nell’uso della parola “ferocia”, che sembra dire che gli animali (“fiere”) sono feroci, e  che noi uomini quando siamo feroci lo siamo come gli animali, il che è pateticamente stupidamente falso:
gli animali aggrediscono solo per bisogno o perché aggrediti, un colpo secco e via senza ferocia:
solo gli uomini sono feroci.

Ci sono poi i casi particolari di mantide religiosa e vedova nera.

Segue.

 

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