La Scuola dell’ignoranza progressiva cresce, e si chiama “Crisi”:
il Giornale (qualsiasi, carta e TV) non parla d’altro, senza darci altre coordinate se non che ignoramus et ignorabimus, e insieme invitandoci a non pensare ad altro:
significa che pensare alla crisi ha esito nel non pensare affatto.
Si colga il senso di quest’ultima frase a partire dalla mia definizione di pensiero come fattivo (o dis-fattista) nella costituzione di rapporti – che fanno ricchezza –, e come tale imputabile.
Si colga anche un implicito forte appena detto:
cioè che la Scuola, formativa o de-formativa, non è quel Politecnico che chiamiamo così se non come servizio o terziario benché necessario, bensì è il Giornale stesso.
martedì 3 aprile 2012