A DOPO PASQUA

Sabato domenica 7-8 aprile (PASQUA) 2012
in anno 155 post Freud amicum natum

 

Concludo gli articoli di martedì-mercoledì-giovedì.

La parola francese impasse (vedi giovedì) è la più indicata, significa l’occlusione di ciò che era già pervio (come le coronarie), e peggio ancora l’occlusione anticipata, o censura preventiva, di ciò che era suscettibile di diventare pervio, come il Canale di Panama cui mi sono recentemente riferito come eccellente metafora:
è come se Ferdinand de Lesseps fosse stato intellettualmente abortito (parlo dell’altra metà dell’aborto, praticatissima).

Ho scritto che la tendenza della civiltà è all’annichilimento intellettuale, alla Cultura e povera Cultura senza il colto:
questo “progresso” è già avanzato.

Da un secolo il bersaglio non unico ma numero uno è la psicoanalisi, e questa ha ceduto le armi (vedi ancora giovedì):
più nulla da fare (ma non per questo ho smesso di fare lo psicoanalista), più nessuna speranza, la disperante speranza degli antichi:
e allora rinunciamo al settimo dono del vaso di Pandora, appunto quella speranza che gli Dei hanno depositato sul fondo (oggi la si chiama “un sogno”, “i have a dream”), “affinché l’umanità, invasa da tutti i mali, non si suicidasse in massa” (solo uno stupido penserebbe che faccio apologia di suicidio).

Riprendiamo condensatamente:
Freud è stato l’unico pensatore dell’uomo come soddisfacibile, e dunque della condizione umana come desiderabile:
c’è poi l’altra idea dell’uomo, quella che lo vuole insoddisfacibile:
tale idea è quella definita da J. Lacan come isterica, ed ecco perché la Psichiatria e con essa la Psicologia ha voluto che scomparisse la menzione stessa dell’isteria, e insieme quella della nevrosi, ossia affinché scomparisse anche solo l’idea di un’alternativa:
la sola menzione della nevrosi equivale alla non escludibilità della guarigione.

La Pasqua, anzi il dopo-Pasqua, c’entra per via di quel pensatore – di cui in prima istanza non mi interessa la storicità ma solo la logicità o la razionalità – che nel suo pensiero si è installato, a proposito della morte, non nella banalità della possanza miracolosa della resurrezione, bensì nell’asserzione del desiderare in proprio l’umanità (ho così appena fatto la distinzione tra resurrezione e ascensione con primato della seconda):
in ciò resto un cristiano impenitente, non diviso tra fede e ragione semplicemente perché penso che l’irreligioso Gesù aveva ragione.

La pecca anticristiana dei cristiani è che non darebbero un soldo per la vita umana, e se parlano di “salvezza” è perché ritengono che sia la vita umana come tale che dev’essere salvata, e non che sia salvezza essa stessa come tale:
invece, proprio questo è il pensiero di Cristo, che non desidera altro che salvare la pelle, salvarsi nella e grazie alla pelle d’uomo restando tale (motricità-sensibilità-pensiero):
proprio quella pelle che Freud considerava come il principale organo erogeno.

Notabene, con l’“ascensione” preceduta dall’“incarnazione” anche Cristo pensava l’uomo come soddisfacibile:
più decisivamente, pensava che solo l’uomo, non “Dio”, è soddisfacibile, né tanto meno  “Dio” è soddisfatto in sé (senza incarnazione e ascensione è per “Dio” che era finita).

Penso che trent’anni (in questo contesto lo dico non a caso) sia l’età giusta, e che io ne ho già avuti quaranta di tempi supplementari:
in un’eventuale reincarnazione, se sui trenta venissero a prendermi non troverei da ridire, e ci sarebbe una civiltà:
invece tutto è fatto, anche nella Riforma sociale di questi tempi, per amministrare la morte:
un filosofo l’ha detto, non per brillantezza ma per burocratica annotazione come l’Istat.

Poiché mi trovo ancora nei tempi supplementari, e non amministro la morte, li dedico ad avere cura di ciò in cui le impasses della civiltà non possono fermarmi:
continuo coltivando il pensiero di natura, il regime dell’appuntamento, l’amicizia del pensiero, con i mezzi che ho e che prossimamente mi piacerebbe rinnovare.

A dopo Pasqua.

Riprenderò martedì 10 aprile.

Poscritto

Non solo resto filosoficamente (metafisicamente, economicamente) un cristiano impenitente, ma resto perfino cattolico (papa, messa, dogmi):
resto Socio di diritto di quella Società che è detta “Chiesa cattolica”, che tecnicamente parlando è, anche con il mio affetto, un patetico carrozzone che almeno fa, benché male, il suo mestiere, infatti scarrozza:
lo scarrozzato è un po’ sballottato, ma d’altronde non aveva torto nel non voler selezionare troppo la compagnia di Gesù, inoltre sapeva che i ben selezionati sono peggio, superbi e presuntuosi, e primi della classe cioè anche sciocchi:
inoltre, aveva forse un’altra soluzione?

 

THINK!

Il contenuto è protetto!

Fino a nuovo avviso,

i testi proposti sul sito sono accessibili in sola lettura.

Grazie