MALATI DI TEORIE

Vale ancora l’articolo di lunedì.

Nel nostro lavoro di psicoanalisti incontriamo resistenza (anche da parte di noi stessi) a cogliere che siamo malati di Teorie, che sono queste l’agente patogeno o trauma con tutti i disastri conseguenti.

Malati di Teorie, anche i meno alfabetizzati (i “selvaggi” che non esistono se non come Teoria), con la loro concretezza che pure è Teoria:
la “concretezza” del “buon popolo” nasconde che non c’è nulla di più astratto dei concreti pidocchi.

“Amore” designa una Teoria – per esempio “La Madre ama” – che nega l’amore.

Il racconto del peccato originale dice tutto ciò con precisione insospettata:
dice di coltivare, raccogliere, consumare e vendere mele, farci torte e marmellate di mele e quant’altro, ma di non illudersi che crescano sull’(albero della) Teoria bene/male, la quale non produce né mele e né alcuna altra cosa:
è l’albero dell’ontologia senza frutto.

La Teoria produce il reale come un cattivo dramma (vedi ieri, Serietà o dramma).

Ho sott’occhio una recente riedizione del Simposio di Platone il grande avvelenatore (J. Derrida):
Platone è il Catechismo dell’uomo vecchio (vedi lunedì), salvo rieditarlo come Trattato di psicopatologia.

mercoledì 28 marzo 2012

 

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