Da circa una settimana insisto sulla scienza e sulla competenza umana ad averne il criterio, una competenza generalmente negata se non si ha il PhD:
alla quale negazione non bisogna rispondere con un pensiero anarchico, al contrario perché in fatto di sapere bisogna essere più esigenti dei fan di PhD (ne ha dato l’esempio Freud).
Ne ha appena parlato Pietro Citati ma, temo, senza accorgersi che parlava proprio di questo (Corriere, Quel primato degli umili che rovesciò il mondo, martedì 13 marzo):
non glielo rimprovero, sono venti secoli che si commette il medesimo errore (su tutti i fronti).
Al cuore sta la nota frase di Gesù (Matteo 11, Luca 10) che glorifica suo Padre “perché hai nascosto queste cose [quali?] ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli”:
poi San Paolo rincara con “Disperderò la sapienza dei sapienti e renderò vana l’intelligenza degli intelligenti”.
Vabbé, ma fin qui potrebbe essere (e lo è) tutta una furbata a fine di dominio, che classifica i “piccoli” come dei dementi a vario titolo, nella cui demenza viene riconosciuta (senza costi aggiuntivi) una profondità ineffabile, così ineffabile e profonda che neanche proviamo a scavarla e dirla:
l’era cristiana è tante e contraddittorie cose, tra le quali questa furbata sistematica.
E ora il “dunque”, in cui l’autore definisce la furbata con parole già note:
“il rovesciamento è compiuto, la vera filosofia sta al di sopra della filosofia razionale, il piccolo […] contiene una saggezza profondissima e ineffabile [sott. mia]”:
insomma tutti autistici:
alla maggioranza degli uomini gliel’abbiamo fatta ancora!
[Mi scuso, qualcosa non va nel mio computer, o più probabilmente in me, terminerò domani.]
mercoledì 14 marzo 2012